È scritto E.R.S.U. ma si legge Ente
Regionale per il diritto allo Studio Universitario. Già, ma se il diritto
non viene messo in atto che senso ha?
Ormai da anni l’E.R.S.U. Catania ci ha abituati ai
continui ritardi nell’erogazione dei pagamenti (borse di studio, premi di
laurea, rimborso alloggi, rimborso spese per le attività culturali), se non
addirittura al mancato pagamento di questi sussidi economici che, a distanza di
anni, spetterebbero più che di diritto agli studenti indigenti.
La novità, nata lo scorso giovedì
18 aprile da due ragazze universitarie, poco più che ventenni, Jessica
Distefano e Valentina Stancanelli, è quella di dire a gran voce: «Basta! Vogliamo ciò che ci spetta» e per
prime hanno iniziato a mobilitarsi facendo un gruppo su Facebook (Quelli che la borsa di studio è un miraggio)
con lo scopo di raccogliere quanti più dati possibili su ragazzi che da tempi
più o meno lunghi aspettano i soldi da parte dell’ente, per poi inviarli
tramite una raccomandata con ricevuta di ritorno agli amministratori dell’E.R.S.U. Catania e se, entro 15 giorni, nel caso più estremo, non riceveranno
risposte procederanno per via legale, presentando un’ingiunzione al TAR.
Nel frattempo l’ente, che ha
creato la fan page E.R.S.U. Catania per semplificare (si fa
per dire) il dialogo con gli studenti, è in silenzio stampa dal 13 aprile e da
tale giorno non dà più comunicazioni sulle remissioni dei pagamenti neanche dal sito.
«Ho coinvolto molti movimenti, il progetto è stato molto sostenuto - dice Jessica Distefano, coordinatrice
del gruppo che si occupa della raccolta dei dati anagrafici, che continuando
dichiara - è un progetto nato da noi
studenti per lottare a fronte coeso per i diritti degli studenti.»
Per aderire all’iniziativa e
cercare d’avere voce in capitolo in questa “battaglia” per il diritto allo
studio universitario basta inviare i propri dati anagrafici (nome, cognome e
data di nascita), codice fiscale, codice bancario (IBAN) e mandato di pagamento
tramite messaggio privato sul profilo Facebook
delle due coordinatrici: Jessica Distefano e Valentina Stancanelli alias
Mia Wallace, che si occupa della parte giuridica della “protesta”. Il tutto
entro e non oltre il 10 maggio, data ultima in cui verrà inviata la
raccomandata con ricevuta di ritorno. Queste ragazze, che nel frattempo ci
stanno mettendo la parte economica di “tasca propria” per portare avanti
l’iniziativa, fanno la richiesta al nuovo rettore insediatosi da poco, Giacomo
Pignataro, d’avere un’aula per la discussione e la promulgazione del loro
progetto.
«Vogliamo solo i nostri soldi! Ci sono ragazzi che vanno a lavorare per
potersi mantenere all’università, quando potrebbero benissimo solamente
studiare e seguire le lezioni avendo questo denaro che gli spetta di diritto»
conclude la Distefano.
Non resta che augurare a questi
studenti di riuscire ad ottenere quello per cui si battono, sperando che si
rispettino sempre le date affinché questi “poveri” ragazzi abbiano la
possibilità e i mezzi per potersi creare il futuro desiderato, ma ciò forse è
realizzabile solo in un mondo migliore.
Monica Ardizzone
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