giovedì 25 aprile 2013

S.O.S. diritto allo studio, da adesso per i mancati pagamenti E.R.S.U. ci pensano gli studenti




È scritto E.R.S.U. ma si legge Ente Regionale per il diritto allo Studio Universitario. Già, ma se il diritto non viene messo in atto che senso ha?
Ormai da anni l’E.R.S.U. Catania ci ha abituati ai continui ritardi nell’erogazione dei pagamenti (borse di studio, premi di laurea, rimborso alloggi, rimborso spese per le attività culturali), se non addirittura al mancato pagamento di questi sussidi economici che, a distanza di anni, spetterebbero più che di diritto agli studenti indigenti.
La novità, nata lo scorso giovedì 18 aprile da due ragazze universitarie, poco più che ventenni, Jessica Distefano e Valentina Stancanelli, è quella di dire a gran voce: «Basta! Vogliamo ciò che ci spetta» e per prime hanno iniziato a mobilitarsi facendo un gruppo su Facebook (Quelli che la borsa di studio è un miraggio) con lo scopo di raccogliere quanti più dati possibili su ragazzi che da tempi più o meno lunghi aspettano i soldi da parte dell’ente, per poi inviarli tramite una raccomandata con ricevuta di ritorno agli amministratori dell’E.R.S.U. Catania e se, entro 15 giorni, nel caso più estremo, non riceveranno risposte procederanno per via legale, presentando un’ingiunzione al TAR.
Nel frattempo l’ente, che ha creato la fan page E.R.S.U. Catania per semplificare (si fa per dire) il dialogo con gli studenti, è in silenzio stampa dal 13 aprile e da tale giorno non dà più comunicazioni sulle remissioni  dei pagamenti neanche dal sito.
«Ho coinvolto molti movimenti, il progetto è stato molto sostenuto - dice Jessica Distefano, coordinatrice del gruppo che si occupa della raccolta dei dati anagrafici, che continuando dichiara - è un progetto nato da noi studenti per lottare a fronte coeso per i diritti degli studenti
Per aderire all’iniziativa e cercare d’avere voce in capitolo in questa “battaglia” per il diritto allo studio universitario basta inviare i propri dati anagrafici (nome, cognome e data di nascita), codice fiscale, codice bancario (IBAN) e mandato di pagamento tramite messaggio privato sul profilo Facebook delle due coordinatrici: Jessica Distefano e Valentina Stancanelli alias Mia Wallace, che si occupa della parte giuridica della “protesta”. Il tutto entro e non oltre il 10 maggio, data ultima in cui verrà inviata la raccomandata con ricevuta di ritorno. Queste ragazze, che nel frattempo ci stanno mettendo la parte economica di “tasca propria” per portare avanti l’iniziativa, fanno la richiesta al nuovo rettore insediatosi da poco, Giacomo Pignataro, d’avere un’aula per la discussione e la promulgazione del loro progetto.
«Vogliamo solo i nostri soldi! Ci sono ragazzi che vanno a lavorare per potersi mantenere all’università, quando potrebbero benissimo solamente studiare e seguire le lezioni avendo questo denaro che gli spetta di diritto» conclude la Distefano.
Non resta che augurare a questi studenti di riuscire ad ottenere quello per cui si battono, sperando che si rispettino sempre le date affinché questi “poveri” ragazzi abbiano la possibilità e i mezzi per potersi creare il futuro desiderato, ma ciò forse è realizzabile solo in un mondo migliore.

Monica Ardizzone

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